Giuseppe Antonio Borgese: lezioni milanesi

Biblioteca di Filosofia

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Una mostra su Giuseppe Antonio Borgese

Biblioteca di Filosofia

Milano, Via Festa del Perdono, 7

7 - 30 Settembre 2010


Giuseppe Antonio Borgese: lezioni milanesi

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L’occasione per l’allestimento della mostra è stata la donazione, da parte della famiglia Carati, su espresso desiderio della madre, Elvira Gandini, dei materiali  che essa aveva gelosamente conservato. Materiali  relativi ai corsi di Estetica, che Giuseppe Antonio Borgese aveva tenuto tra il 1927e il 1931 nell’Università degli Studi di Milano, e che Elvira Gandini aveva seguito con profonda partecipazione e non mancava di ricordare con commozione mai spenta. A questi si sono aggiunti altri significativi reperti provenienti, oltre che dalla nostra Università, dall’Università di Pavia. Si tratta innanzitutto di scritti di Borgese, di dispense di suoi corsi milanesi, di interessanti libretti universitari e verbali di Facoltà, di importanti documenti, tra cui fondamentale la lettera in cui motiva anche sul piano politico la sua partenza per gli Stati Uniti d’America.

Borgese resta una figura di spicco, ancorché non di rado tenuta in ombra, nella cultura italiana della prima metà del secolo scorso: come scrittore, come critico letterario e come studioso di Estetica. A Milano (dove operò in tempi che videro protagonisti Piero Martinetti, e poi Antonio Banfi) insegnò a più riprese questa disciplina, che tenne poi per lunghi anni Antonio Banfi. Sempre a Milano aveva in precedenza insegnato Storia della Letteratura Tedesca, in seguito appannaggio di uno studioso significativo quale Vincenzo Errante.

La sua stessa storia personale conserva motivi di forte interesse, soprattutto negli anni del suo conflittuale rapporto col fascismo e del suo trasferimento negli Stati Uniti. Tra i pochi si rifiutò - con Martinetti (e furono gli unici filosofi) - di prestare il giuramento di fedeltà al regime chiesto ai docenti universitari nel 1931.

La presenza di Borgese nella cultura universitaria milanese sembrò talvolta sottovalutata (qualcosa di analogo accadde ad Adelchi Baratono), a vantaggio di pur rilevanti e riconosciute tradizioni di pensiero affermatesi in seguito. Ma non è assolutamente da sottovalutare l’influsso del suo insegnamento su non poche figure che si imposero più tardi nella cultura italiana; tra esse vorremmo quanto meno ricordare Guido Piovene (che con lui si laureò su Vico), Eugenio Colorni (che lo frequentò, pur laureandosi con Martinetti) e in particolare, per quanto ci riguarda più da vicino, Antonia Pozzi e le sue prime amiche. 

Prof. Gabriele Scaramuzza