Presentiamo Mario Dal Pra: l'uomo, il filosofo

Una mostra biografico-documentaria dall'archivio inedito

Gli anni della formazione

manifesto di laurea ridotto

Trascorsi i primi anni dell’infanzia a Montecchio Maggiore, suo paese natale, presso gli zii, Mario Dal Pra, dopo aver terminato la terza elementare, si ricongiunge alla propria famiglia, che si era trasferita già da tempo a Vicenza. Il soggiorno in questa città avrà un ruolo fondamentale nella formazione culturale e spirituale del futuro filosofo.

A Vicenza all’epoca esisteva un «Seminario grande», cui si affiancava quello che era comunemente chiamato il «seminarietto» nel quale si entrava attraverso un concorso.

Su suggerimento del sacerdote della sua parrocchia, il giovane Mario affronta e supera il concorso per entrare nel «seminarietto»; lì inizia i suoi studi ginnasiali. La famiglia Dal Pra, all’epoca, era di possibilità economiche molto modeste. Il capofamiglia Carlo, infatti, era mancato nel 1920, quando Mario aveva solo sei anni. L’ingresso al «seminarietto» e successivamente al Seminario rappresenta per il giovane un’ottima opportunità per completare il percorso di formazione scolastica.

Sostenuti gli esami di maturità, Mario Dal Pra si iscrive all’Università di Padova dove, il 24 settembre del 1936, si laurea in Filosofia con lode sotto la guida di Erminio Troilo, docente di Filosofia teoretica, discutendo una tesi che sarà pubblicata l’anno seguente con il titolo Il realismo e il trascendente.

Alcuni dei documenti contenuti nelle cartelle dell’Archivio recentemente acquisite offrono una testimonianza diretta degli anni della formazione del filosofo: una pagella della seconda elementare frequentata a Montecchio Maggiore; alcune pagelle ginnasiali e liceali (dalle quali emerge, per esempio, che il giovane studente era particolarmente versato nel canto liturgico); la tessera d’immatricolazione dell’ateneo patavino e infine il diploma di laurea, rilasciato dalla medesima Università.

Per completare il quadro, viene esposto un biglietto scritto da Troilo a Dal Pra, nel 1941, in cui il maestro ringrazia l’allievo per avergli dedicato la traduzione del Conosci te stesso di Abelardo e gli esprime la certezza da parte sua di un “solido avvenire nella filosofia e nella vita”.