Presentiamo Mario Dal Pra: l'uomo, il filosofo

Una mostra biografico-documentaria dall'archivio inedito

La nascita della Biblioteca

manifesto di laurea ridotto

Il nome di Mario Dal Pra, studioso particolarmente attento alle esigenze della didattica e della ricerca, è legato anche alla costituzione di un significativo nucleo di volumi e all’acquisto di una serie di materiali e di attrezzature che confluiranno nella futura Biblioteca di Filosofia dell’Università degli Studi di Milano.

I documenti selezionati testimoniano l’impegno del filosofo in questa direzione. Alla fine degli anni Cinquanta, infatti, quando Dal Pra già dirigeva l’Istituto di Storia della Filosofia, non esisteva ancora una biblioteca filosofica fornita e organizzata.

All’epoca la sede dell’Istituto si trovava in via della Passione. Al termine dei restauri post-bellici che avevano interessato il complesso di via Festa del Perdono, devastato dai bombardamenti, nel 1958 l’edificio del Filarete diviene ufficialmente sede dell’Università degli Studi di Milano. Il trasferimento progressivo degli Istituti si conclude nei primi anni Sessanta.

Dal 1960 inizia la catalogazione regolare, effettuata dalla Biblioteca Centrale dell’Università, dei libri di filosofia acquisiti per l’Istituto. Le collocazioni attribuite ai volumi seguono lo schema elaborato dai professori Corrado Mangione e Maria Assunta del Torre e dalla dott.ssa Giuliana Sapori, nominata l’anno precedente direttrice della Biblioteca Centrale. Appena concluso il trasferimento da via della Passione, i libri e le riviste di filosofia vengono in buona parte conservati nella nuova sede dell’Istituto, negli spazi che corrispondono al pianterreno dell’attuale Biblioteca di Filosofia.

In questa fase, tuttavia, la biblioteca, non ancora strutturata e “gestita” di fatto da collaboratori di Dal Pra, non è ancora dotata del personale necessario a garantirne il buon funzionamento e a controllare i movimenti librari, circostanza che dà luogo a sottrazioni di libri. Come si legge in uno dei documenti, infatti, “chi frequenta l’Istituto spesso asporta abusivamente libri di interesse comune, che appunto perciò risultano esclusi dal prestito, e li trattiene per tempo indeterminato recando grave danno a tutti coloro che contano sulla presenza in Istituto di volumi non facilmente reperibili altrove”.